Introduzione
“Molto possono le donne, aiutate, se occorre, dalla stampa, per il lavoro di raccolta del denaro. Signore e signorine teramane che avete buona grazia e buon cuore uscite sulle strade, entrate nelle case, chiedete! Dame e damine di carità, nobilissime, partecipate anche in quest’altro modo all’organizzazione civile; unitevi all’Associazione della stampa, la quale si ripromette di sostenervi, partecipate ai lavori del Comitato cittadino che vi accoglierà come accolte dovete essere; aiutatelo come egregiamente avete coadiuvate le belle imprese della Croce rossa. Chiedete denari a chi ne ha”. L’Araldo Abruzzese, 7 ottobre 1915
All’interno del quadro complessivo delle attività di resistenza, assistenza e propaganda svolta dai comitati di organizzazione civile, un ruolo assai importante lo ebbero le donne, non soltanto quelle appartenenti ai ceti abbienti e alle élites intellettuali che, secondo una tradizione filantropica sostanzialmente ancillare, affondava le proprie radici nelle guerre risorgimentali, ma anche un vasto e inusitato universo femminile per la prima volta mobilitato in così vaste proporzioni a sostegno concreto dello sforzo bellico. Da questo punto di vista un tale coinvolgimento rappresentò la prima esperienza di partecipazione delle donne alle vicende politiche del Paese e momento fondamentale del loro processo di nazionalizzazione. Anche perchè nei luoghi di lavoro (spesso e per la prima volta), furono le donne a sostituire gli uomini in grigio verde negli uffici, nelle fabbriche, nel lavoro dei campi.
L’apporto delle donne si sarebbe rivelato decisivo: da contadine, per consetire la continuazione dei cicli stagionali, di coltivazioni e raccolta in agricoltura; da operaie nelle industrie; da ex “angeli del focolare” che prendevano invece ad occuparsi di incombenze prima riservate agli uomini.
Nelle fotografie dell’epoca le donne ritratte nelle nuove mansioni e nelle loro divise da lavoro, appaiono generalmente fiere, sorridenti e contente.
Una cosa era la condizione della donna delle classi popolari (costrette a subire ristrettezze economiche ed alimentari e il peso di nuove responsabilità e oneri derivanti dall’assenza degli uomini), un’altra era quella delle giovani operaie pronte ad approfittare di qualche spazio di libertà dalla tutela maschile.
Altro ancora era per le donne appartenenti alla classe media, che trovarono per la prima volta il modo di uscire dall’ambito famgliare e sentirsi utili in compiti di rilievo sociale. Ma vi fu anche il caso estremo di quelle donne che dovettero subire le violenze sessuali degli eserciti occupanti.
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A Teramo, quando per impulso di Luigi Paris sindaco della città prese forma il Comitato cittadino di organizzazione civile, accanto alle otto sezioni al cui interno si ripartirono compiti e persone, si costituì una ulteriore sezione, la nona espressamente femminile, che ebbe corrispondenti in tutti i paesi della provincia. Essa ebbe il compito precipuo di offrire notizie, sostegno materiale, aiuto morale alle famiglie dei militari richiamati. Ad essere coinvolte (in primo luogo Dame e Damine di carità) furono principalmente mogli e figlie delle più ragguardevoli famiglie tramane, ma anche decine di donne, spesso giovani, insegnanti, impiegate, studentesse che diedero corpo ad una intensa attività di supporto. I principali settori nei quali si esplicò la loro azione furono: la confezione di indumenti di lana, di divise dei soldati e di biancheria per gli ospedali; accoglienza dei profughi, conforto e sussidi alle famiglie dei soldati, assistenza ai feriti negli ospedali cittadini; smistamento di pacchi di conforto ai militari; organizzazione e smistamento della corrispondenza; raccolta di mezzi e denaro. Di lì a qualche giorno si costituì anche la sezione femminile della Croce Rossa Italiana; mentre nel 1917, presieduto da Emma Scandalibeni De Michetti, vedova del vecchio deputato Carlo De Michetti, fu inaugurato il Fascio Femminile di Resistenza a raggruppare e coordinare le varie iniziative messe in campo dalle donne teramane che, secondo quanto con sentimento patriottico e municipalista volle ricordare il sindaco Paris, erano vanto e gloria al pari “delle illustri donne pretuziane (…) Camilla Porzi e Cinzia Forti” che in un antico passato avevano incarnato la dignità civica della città.