Introduzione

Se razionalmente tutto il periodo che va dall’estate 1914 all’entrata in guerra dell’Italia si caratterizzò per una virulenta battaglia giornalistica combattuta intorno alle scelte di fondo a cui chiamare il Paese (l’entrata in guerra e quale alleanze privilegiare); localmente il confronto e le differenti opinioni su questi temi furono meno marcati e si determinò, in buona sostanza, un clima di attesa rotto soltanto nel febbraio 1915, quando ormai anche nazionalmente il governo Salandra e lo stesso re si erano orientati per l’intervento a fianco dell’Intesa.

Del resto il “governativismo” dei deputati teramani (segnatamente Roberto De Vito e Guido Celli) subito allineatisi alle scelte del nuovo governo Salandra succeduto nel marzo 1914 a Giolitti, impedirono che sui giornali teramani affiorassero particolari diversità di vedute.

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Ad eccezione de “l’Aurora Socialista” – il settimanale dei socialisti teramani che proprio nell’estate del 1914 cessò le sue pubblicazioni che si schierò in linea di principio contro la guerra – le varie testate locali, dal giolittiano “Corriere Abruzzese”, al salandrino “L’Italia Centrale”, al cattolico “L’Araldo Abruzzese” si mantennero su di un piano di cauta attesa.

Mentre anche i periodici di orientamento interventista (come “Il Popolo Abruzzese” diretto da Gaetano Panbianco) non assunsero particolari toni di virulenza.

Solo “Il Risveglio” diretto da Umberto Biancone, giornale nato proprio nel 1914, si pose decisamente nel campo dell’interventismo democratico in nome di una tradizione patriottica e risorgimentale, finendo per essere portabandiera dell’agitazione provinciale a favore della guerra.

Un attivismo pieno di entusiasmi giovanili capace di coinvolgere nel nome di Mazzini e Garibaldi studenti e larghe frange di opinione pubblica cittadina sensibili a temi e aspirazioni che affondavano le proprie radici nella storia legata al Risorgimento Nazionale.