Introduzione

Il fronte “bellicista” che premeva per l’ingresso in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria ebbe al proprio interno varie componenti, una delle quali trovò ragioni e argomenti in antichi retaggi risorgimentali, in primo luogo nell’irredentismo trentino, istriano e dalmata, che trovarono nuovo vigore attraverso una lettura civile e culturale della storia antica e recente d’Italia divenendo altrettanti “topoi” di un interventismo democratico che, almeno localmente, sembrò essere il principale collante capace di orientare progressivamente l’opinione pubblica teramana a favore della guerra.

Un ruolo importante in tal senso lo ebbero le nuove generazioni e gli studenti in particolare che spesso costituirono la massa manifestante che diede il tono (talvolta falsandolo) all’agire politico di quei mesi.

A promuovere per prima in Abruzzo una mobilitazione interventista fu a Teramo la locale sezione del Partito Repubblicano che nel febbraio 1915, in concomitanza con l’intensificarsi delle agitazioni interventiste in tutto il Paese, promosse una grande manifestazione con Cesare Battisti in qualità di oratore.

Anima di quella mobilitazione fu Giorgio Romani, un giovane avvocato di forti idealità mazziniane e repubblicane, che impresse alla iniziativa uno spiccato carattere irredentista.

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Indetta per il 14 febbraio, la manifestazione avrebbe dovuto svilupparsi secondo le movenze tradizionali delle giornate patriottiche; ma le preoccupazioni prefettizie impedirono che la manifestazione si tenesse all’aperto, limitazioni che non impedirono il successo della mobilitazione. Ben 2.000 furono (secondo un calcolo de “Il Risveglio”) i partecipanti al comizio: i palchi del teatro Apollo furono occupati “dal gentil sesso”, mentre personalità e maggiorenti della vita politico-amministrativa cittadina fecero corona all’illustre oratore.

Introdotto da Giorgio Romani, Cesare Battisti incentro la sua conferenza sui temi consolidati dell’irredentismo democratico: rispetto delle nazionalità costrette innaturalmente a convivere all’interno dell’Impero Asburgico, condanna del militarismo “feudale” austro-ungarico, emancipazione sociale dei 400.000 italiani residenti in Trentino, a Trieste, nella Venezia Giulia.

A Battisti fu riservata un’accoglienza calorosa, non turbata (a parte le avversioni prefettizie) da particolari manifestazioni neutraliste: solo furono lanciati “cartellini di protesta” senza che però la sparuta pattuglia neutralista chiedesse un pubblico “contradditorio”.

A Battisti, afforcato nel 1917 nel Castello del Buon Consiglio di Trento come “traditore” dalle autorità austro-ungariche, la “Democrazia Teramana” dedicò una epigrafe rievocativa a guerra conclusa che, apposta nel Teatro Apollo che lo vide protagonista, ne ricorda ancora la sua venuta a Teramo.