noè-lucidiRiceviamo da Marcello Mazzoni, medico chirurgo, una dettagliata biografia e due foto di Noè Lucidi.

Mazzoni, il cui nonno era fratello di Noè, ha promosso nello scorso novembre un convegno sulla sua figura in occasione del  centenario della morte. Il padre di sua madre era il dottor Luigi Lucidi (1887-1977), che del fratello Noè  serbò per tutta la vita un’amorevole e struggente memoria. L’autore deve a lui la tradizione orale dei ricordi e gran parte del materiale biografico  utilizzato per la compilazione del testo.

Noè Lucidi nacque a Teramo il 18 Novembre 1885, da Vincenzo e Grazia Finavera. La sua infanzia trascorse lieta, nella casa paterna di piazzetta San Bartolomeo, adiacente alla chiesa omonima, quasi in prossimità di via dell’Anfiteatro. Suo inseparabile compagno di giochi fu Luigi (Gigino), il fratello a lui più prossimo per età e per affinità di carattere.
   Il padre Vincenzo era un maestro elementare dall’aria apparentemente burbera e severa, ma con un grande sogno riposto nel cuore: costruire un albergo moderno e prestigioso a Teramo. Lo realizzò a fine ‘800 , quando a costo di enormi sacrifici riuscì a edificare l’Albergo Giardino in piazza Martiri Pennesi. La struttura, per l’epoca da considerarsi all’avanguardia, vantava ogni comodità, compresa la luce elettrica e l’acqua corrente, nonché l’annesso stabilimento bagni ed un bellissimo giardino da cui traeva il nome.
   Il maestro Vincenzo trasferì con orgoglio nella sede dell’albergo la residenza della sua famiglia. Questa era composta, oltre che dalla signora Grazia (Graziella), dai figli Raffaele (che  all’atto del matrimonio modificò il cognome in Lucidi Pressanti), Pietro (Pierino), Giovanni, Noè, Luigi e Rosa (Rosina).
    La famiglia Lucidi, che fu sempre molto unita, dedicò in questo periodo tutte le sue energie all’attività alberghiera. Raffaele (che svolgeva attività di ragioniere), Giovanni (diplomato perito agrario) e Pierino affiancarono il padre nella conduzione dell’impresa. Luigi, il più giovane dei maschi, in virtù degli sforzi del padre e dei fratelli maggiori che affettuosamente sempre lo sostennero, poté compiere gli studi – all’epoca assai onerosi – in medicina e specializzarsi in Dermatologia. Noè  invece volle continuare la tradizione paterna e con entusiasmo intraprese gli studi magistrali.
   Il giovanissimo Noè Lucidi studiò inizialmente a Città Sant’Angelo ed in seguito completò il corso a Treviglio. Seppur lontano dalla famiglia, il ragazzo seppe distinguersi negli studi ed ebbe le pubbliche lodi del professor Pavese, preside dell’istituto in cui si diplomò, per la sua spiccata attitudine pedagogica.
   Nel 1905 frequentò il corso allievi ufficiali a Brescia. Ottenuto il titolo di sergente, prestò servizio a Milano. In questa sede si distinse per aver inseguito e disarmato, in collaborazione con un altro sergente, un malvivente armato di coltello. Per questo suo gesto ricevette l’encomio solenne dal Comando del Corpo d’Armata. Nominato sottotenente di complemento, nel 1906  fu trasferito al 19° Reggimento di Fanteria di stanza a Napoli.
   Terminato il servizio militare, nel 1908 vinse il suo primo concorso ed occupò il posto di maestro nelle scuole elementari di Civitella del Tronto. In questa sede fin dall’inizio seppe farsi apprezzare ed amare dagli alunni, dai colleghi e dalla popolazione locale.
   Nel 1909 fu chiamato dal comune di Teramo ad insegnare nelle scuole elementari del capoluogo.
   Le scuole elementari, all’epoca, erano collocate in prossimità del Duomo, in una costruzione che si affacciava nel cortile del Seminario. Questa fu abbattuta negli anni ‘30  per liberare il Duomo dall’arroccamento degli edifici che lo circondavano e per consentire l’apertura di via San Berardo. Oggi ne rimangono unicamente i ruderi dell’entrata, con le scalette d’accesso.
    Fu quella soglia che Noè Lucidi varcò speranzoso, a soli 24 anni, per ricoprire il suo primo vero importante incarico di insegnamento. Il direttore della scuola, il professor Luigi Mancini, lo accolse con benevolenza e con grande soddisfazione (anche perché di Noè era lo zio, in quanto ne aveva sposato la sorella del padre). Sul posto di lavoro inoltre ebbe la fortuna di incontrare colleghi di prestigio, come l’autorevole maestro Domenico Ciccarelli e la futura direttrice didattica Emilia Aurini, con i quali ebbe sempre rapporti molto cordiali e di reciproca stima.
   Il maestro Noè Lucidi in quella scuola trascorse sei anni di alacre lavoro. Applicò il metodo didattico della Montessori che aveva appreso nel suo recente corso di studi fuori  regione e dedicò tutto il suo tempo libero  allo studio della pedagogia per migliorare il suo insegnamento e profuse tutte le sue energie  per aiutare i suoi piccoli allievi nell’apprendimento.
  famiglia-2 Diceva di lui il maestro Domenico Ciccarelli: “ Della scuola – come Marco dello Zola –  aveva una visione radiosa. Conosceva di tutti i suoi piccoli allievi i minimi difetti, che correggeva con la dolcezza, le buone qualità, che stimolava sempre al bene. E tutto ottenne quello che volle dalla scolaresca che lo adorava”.
    Il lavoro dell’insegnante era allora  assai duro. Ogni maestro aveva  in carico circa ottanta scolari e tra questi non tutti – come oggi normalmente accade – avevano la fortuna di trovare in casa un adeguato sostegno per gli studi. Per tale motivo Noè Lucidi, il più giovane dei maestri della scuola, ideò e condusse il “dopo-scuola”, che accolse e sostenne i bambini meno dotati e più bisognosi. Fu entusiasta ed  infaticabile in questa sua attività. Sempre con il sorriso sulle labbra, seppe conquistare  con la dolcezza del suo carattere l’animo di tutti i suoi scolaretti.
    L’austero maestro Ciccarelli lo descriveva così: “Fanciullo nell’ora della ricreazione, severo senza esagerazioni, energico con affetto nell’ora del dovere, Egli non era semplicemente il maestro: era l’artista geniale della scuola, alla quale dedicava tutto il suo tempo, tutti gli entusiasmi dei suoi animi giovanili”.
   Il giovane maestro era anche assai stimato ed apprezzato dai colleghi. Fu anche per questo nominato  membro dell’Amministrazione dell’Unione Magistrale e fu instancabile animatore del Patronato Scolastico. La sua era una vera e propria vocazione per la scuola.
    “Prescelse la carriera magistrale – narrava a questo proposito la maestra Emilia Aurini – volendo seguitare la nobile tradizione educativa del padre e dello zio. Amò di perfezionare i suoi studi, di migliorare la sua carriera. Si preparava infatti a sostenere l’esame di Direttore didattico”.
   I colleghi comunque lo ricordavano, oltre che  per il carattere mite e per l’animo gioviale, anche per le sue capacità didattiche  e per la sua preparazione professionale.
   “Dell’efficacia educativa del suo insegnamento – continuava la maestra Aurini –  possono far fede i suoi superiori, che lo amarono e che lo lodarono, possiamo far fede noi che l’avemmo per collega e costatammo ch’egli seguiva i veri dettami della moderna pedagogia e si sforzava di rendere il suo alunno  ‘ robusto di corpo e di mente, padrone di sé , fornito di iniziativa individuale e disposto in ogni punto della vita a operare secondo principi razionali ’ ; di questa efficacia educativa possono far fede anche centinaia e centinaia di alunni…”.
   Al di fuori dell’ambiente scolastico, nonostante la giovane età, seppe anche farsi valere. Fu infatti Direttore del Tiro a segno e sindaco della Banca Costantini di Teramo.
    Negli anni che immediatamente precedettero la Grande Guerra,  Noè Lucidi  sposò Malvina Angelozzi. Nel 1912 nacque Vincenzo, il suo primo ed unico figlio (che in seguito divenne medico e che esercitò la professione nella condotta di Torricella Sicura).
   Con l’approssimarsi della guerra, nel 1913 fu nominato tenente. Richiamato in servizio il 4 Aprile 1915, venne inizialmente destinato al 18° Reggimento di Fanteria. Subito dopo fu però trasferito al 123°, costituito per la maggior parte da teramani.
   Il 28 Maggio 1915 i 3.000 fanti teramani partirono dalla Piazza d’Armi (l’attuale largo di Porta Madonna) e sfilarono in colonna, tra due ali di folla commossa e plaudente, per raggiungere in tre giorni di marcia il punto d’incontro per la tradotta per il fronte alla stazione di Castellamare.
   Sul finire del mese di Giugno, in piena zona di guerra, il Tenente Noè Lucidi fu  assegnato, per motivi di servizio, al 138° Reggimento. Per lui fu un evento velato di tristezza. Al momento di distaccarsi dai soldati teramani che aveva al suo comando, volle baciarli tutti, uno per uno, ed altrettanto fece con gli altri ufficiali del Reggimento.
    Il 21 Luglio 1915 la sua compagnia fu schierata al fronte, sull’altopiano del Carso. Noè Lucidi in quello stesso giorno scrisse ai genitori per rassicurarli e raccomandò loro Vincenzino, il suo bambino. Particolarmente struggenti furono le lettere  inviate alla moglie Malvina, alla quale diceva: “Ricordati però che io non risparmierò nulla di me stesso per compiere il mio dovere: alto dovere che beati quelli che possono compierlo”. Al tempo stesso  alla consorte chiedeva  di pregare e di far pregare il bambino nella speranza di “essere aiutato dalla Volontà Divina”.
   Durante le operazioni di guerra, in un paese in prossimità del fronte, ebbe la gioia di incontrare due teramani, il Sergente Maggiore Gaetano Rosa ed il Sergente Giuseppe Pompei. I tre ebbero il conforto di poter passare qualche ora insieme  e per celebrare  l’evento inviarono unitamente un breve messaggio a Teramo, al Corriere Abruzzese. Il direttore Stoppa, con animo commosso, lo pubblicò sul numero del 19 Agosto 1915.
    Pochi giorni dopo i combattimenti sull’altopiano del Carso divennero più serrati ed anche la compagnia di Noè Lucidi ben presto fu schierata  ad affrontare il nemico in  prima linea. Il 25 Agosto 1915 , alle ore 10 di mattina, mentre conduceva il suo plotone all’assalto di una trincea nemica, il Tenente Noè Lucidi fu colpito all’addome da un proiettile di fucile. Accanto a lui caddero eroicamente anche il Colonnello comandante del  Reggimento ed il Capitano della sua Compagnia. Alla fine del duro scontro gli austriaci si arresero e la trincea fu presa.
   I soldati riuscirono con difficoltà a recuperare sul terreno di battaglia il loro tenente ferito per portarlo nelle retrovie. Solo alle 11 di sera Noè Lucidi riuscì a varcare in barella la soglia dell’Ospedaletto da campo n. 85 del XIII corpo d’Armata, diretto dal Capitano Medico dottor Francesco Catalano. Fu subito soccorso dal Tenente Riccardo Memeo, medico di guardia. Presentava una ferita da arma da fuoco all’ipocondrio sinistro, con arresto di proiettile nel cavo addominale. Fu rilevata anche una ferita da striscio di poca entità alla coscia destra. Le sue condizioni erano però molto critiche, in quanto presentava i sintomi di grave anemia acuta per emorragia interna. Fu subito medicato, ma la ferita addominale era penetrante. Gli fu applicata una borsa di ghiaccio, ma ben presto subentrò la peritonite e cominciò il vomito.
   Il caso volle che il dottor Memeo fosse collega ed amico del fratello di Noè, il dottor Luigi Lucidi, che era medico all’Ospedale degli Incurabili di Napoli. Il dottor Memeo, appurata la circostanza, gli comunicò di essere stato compagno d’università del fratello  e cercò di confortarlo in merito alla sua situazione clinica. Vista la gravità delle sue condizioni però non volle più abbandonarlo e restò con lui fino al momento della morte. Il cappellano militare Girolamo Alfi, che pure restò a lungo al capezzale di Noè per portargli  i conforti religiosi, di lui ricordava la grande dignità nell’affrontare il dolore e, soprattutto,  “una rassegnazione santamente grande” davanti alla morte.
   Noè Lucidi, alle ore 3 e 30 del 27 Agosto 1915, cessò di vivere e, senza emettere un lamento, spirò tra le braccia del dottor Memeo.
    La salma fu trasportata con una cassa di legno grezzo al cimitero civico di Turriaco alle ore 19 del 27 Agosto 1915, con un picchetto armato che gli rese gli onori militari. Fu tumulata il mattino successivo, in un reparto riservato ai soli ufficiali.
    Il triste evento fu comunicato dal sindaco Luigi Paris alla vedova ed alla famiglia nella mattinata del 3 Settembre 1915. Il Corriere Abruzzese, giornale che si stampava a Teramo, fece in tempo nella stessa giornata ad uscire con la notizia pubblicata in prima pagina. Il giorno seguente, due altri giornali teramani, il Popolo Abruzzese e l’Italia Centrale diffusero ulteriormente il fatto.
   Il dolore e lo sgomento della famiglia furono incommensurabili. I genitori ed i fratelli affranti si unirono nella disperazione alla vedova Malvina. La loro sofferenza era aggravata inoltre dalla preoccupazione per il piccolo Vincenzino che, rimasto senza padre, in modo inconsapevole si trovava ad essere la vittima più duramente colpita dalla tragedia.
    La cittadinanza intera si strinse intorno alla famiglia Lucidi. Il Sindaco, le autorità civili, militari ed ecclesiastiche, professionisti e teramani d’ogni estrazione sociale, manifestarono personalmente il loro cordoglio. Dalla provincia e da ogni parte d’Italia furono inviati telegrammi, lettere commosse e sentiti messaggi di condoglianze.
    La notizia raggiunse anche i teramani al fronte. Il Tenente Antonio Trulli ed il Sergente Giuseppe Pompei pietosamente si recarono, dopo lunghe ricerche e faticoso peregrinare, al cimitero di Turriaco. Identificarono la lapide di cemento e ne comunicarono al fratello Luigi l’esatta ubicazione. Al momento non era possibile né visitare la tomba da parte di civili (il cimitero era  in piena zona  di guerra) né riportare la salma a Teramo. I due si impegnarono, non appena possibile, a erigere una croce di ferro o una lapide più duratura per consentire la sua facile ricerca alla fine della guerra.
   La morte di Noè Lucidi fu ricordata anche il 7 Ottobre 1915 sul Giornale d’Italia, che si pubblicava a Roma, sul Gazzettino di Teramo del 22 Ottobre 1915 e nell’edizione del 29-30 Ottobre 1915 de Il Mattino di Napoli.
   Il 1 Novembre 1915 si svolse la solenne commemorazione nel piazzale delle scuole elementari. Tutte le maggiori autorità civili, militari e religiose della città vi parteciparono al cospetto di tutte le scolaresche teramane. Intervennero il sindaco Luigi Paris con tutti gli assessori, il presidente della Provincia Ludovico De Petris, il dottor Tomaiuoli in rappresentanza del Prefetto, il Presidente della Croce Rossa, il presidente del Patronato Scolastico, il Vescovo, una rappresentanza dell’Esercito, numerosi funzionari governativi, tanti professionisti, tutti i maestri e vari consiglieri scolastici. Non mancarono tutti i suoi ex allievi  e assai folta fu la rappresentanza dei semplici cittadini di ogni categoria sociale. Per la famiglia erano presenti i fratelli. La stampa era rappresentata dai direttori dell’Italia Centrale, del Corriere Centrale, del Corriere Abruzzese, dell’Araldo Abruzzese e del Popolo Abruzzese, nonché dai corrispondenti della Tribuna e del Messaggero.
   Il Direttore didattico Luigi Mancini lesse un breve messaggio del Provveditore agli Studi, impossibilitato ad intervenire per ragioni di salute. Fu quindi scoperta nel cortile della scuola una lapide, murata in prossimità dell’aula dove Noè Lucidi insegnava. L’epigrafe, dettata dal professor Luigi Savorini, così recitava:

INSEGNAVA
NOE’ LUCIDI
E L’UDIVAN LIBERI FIGLI DI LIBERI
CHE GRANDE E BELLA E’ L’ITALIA
DEL SUO BIMBO
IL LIETO LABBRO E MAMMA E BABBO DICEVA
ED ERAN PUR QUESTI I NOMI PIÙ DOLCI D’ITALIA
MA A TRENTO MA A TRIESTE
ALTRI BIMBI AMAVANO L’ITALIA
E NON SAPEVANO L’ITALIA
PARTI’ IL BUON MAESTRO
CH’ERA BIONDO CH’ERA GIOVINE ERA BELLO
E IL XXV AGOSTO
CADENDO SUL CARSO
INSEGNO’ ANCHE A LORO COL SANGUE
CHE PIÙ BELLA E’ ORA E PIÙ GRANDE E’ L’ITALIA
MCMXV
I COLLEGHI P.P.

   Dopo la prolusione del Direttore Mancini, la commemorazione ufficiale fu effettuata con sentite e commoventi parole dai maestri Domenico Ciccarelli ed Emilia Aurini, che di Noè Lucidi erano stati colleghi. Ricordarono in modo struggente la figura e l’opera di quel giovane maestro, che in così pochi anni aveva saputo introdurre nuovi ed efficaci metodi educativi nella scuola teramana. Da quella cerimonia nacque anche l’idea di dedicare al nome di Noè Lucidi una nuova scuola elementare che, a guerra finita, si sarebbe dovuta edificare a Teramo.
    La famiglia Lucidi, due anni dopo, raccolse tutti i ricordi in suo possesso e diede alle stampe un  libro dal titolo In memoria di NOE’ LUCIDI morto per la patria. La prefazione,  rivolta all’indirizzo di  Vincenzo Lucidi, padre di Noè, era del canonico Giacinto Pannella. Nelle restanti pagine erano raccolte lettere, documenti, atti  ufficiali, messaggi di cordoglio ed il testo dei discorsi pronunciati nel giorno della commemorazione. La pubblicazione fu inviata a tutti i parenti ed amici che erano stati vicini alla famiglia Lucidi.  
    Il 10 Luglio 1931, per determinazione del commissario prefettizio, il cav. Marcellino Lamarque, il Comune di Teramo dispose di intitolare il nuovo edificio scolastico situato fuori Porta Reale al maestro Noè Lucidi. Il provvedimento fu ratificato il 6 Agosto di quell’anno ed in seguito fu approvato dal Consiglio scolastico regionale nella seduta del 25 Novembre 1931.
   Il nuovo edificio scolastico urbano “Noè Lucidi” entrò in funzione nel 1932. La moderna costruzione di due piani era capace di accogliere circa 800 bambini ed aveva una annessa palestra. La via retrostante, che separava il complesso scolastico dalle antiche mura di Teramo, in seguito fu anche intitolata alla memoria di Noè Lucidi.
   Le spoglie di Noè Lucidi, dopo la fine della guerra, dal cimitero di Turriaco furono traslate al Sacrario di Redipuglia, dove ancor oggi riposano accanto a quelle di altri 100.000 italiani eroicamente caduti per la Patria nel corso della prima Guerra Mondiale.

  • Titolo

    Due foto di Noè Lucidi

  • Data

    ante 1915

  • Descrizione

    Il biglietto funebre è tratto dal volume: In memoria  di  NOE’ LUCIDI  morto per la patria. Stabilimento Tipografico del Lauro. Teramo, 1917 , pagg. 115.

    La foto con la moglie e il figlio fa parte dell’archivio privato della famiglia.

  • Collocazione

    Biblioteca Dèlfico

  • Fonti