Verdun

I tedeschi iniziano la controffensiva contro i francesi a Verdun. Si tratta di una delle  principali battaglie sul fronte occidentale, che vede contrapposti francesi e inglesi da una parte e tedeschi dall’altra in una logorante guerra di posizione dagli ingenti costi umani.

Navi nemiche bombardano la costa abruzzese

Stamane, verso le 7:00, navi nemiche hanno bombardato il porto di San Vito Chietino e gli impianti ferroviari di Ortona a Mare; si lamentano soltanto lievi danni materiali”.

Questo lo scarno comunicato giunto il 3 febbraio dalla costa adriatica. La sortita della flottiglia austriaca non preoccupa. Qualche parola in più la si spende per l’Albania, dove la marcia austro-bulgara su Durazzo e Tirana prosegue senza intoppi. A Vienna si pubblicizza la simpatia delle popolazioni locali per l’esercito asburgico.

Sbarco in Albania

Il 16 dicembre un contingente di 50.000 soldati italiani sbarca in Albania: il suo compito è di proteggere e gestire il salvataggio delle truppe serbe in rotta. Le spalle sono coperte dalla flotta, rimasta in zona.

Per l’Intesa la brutta notizia è la sconfitta dei montenegrini contro la preponderanza di forze austro-ungariche; la buona notizia arriva da un comunicato bulgaro: “L’avversario si è ritirato verso il territorio neutro greco, seguito dalle nostre truppe fino alla frontiera ellenica. […] L’intera Macedonia è stata liberata. L’inseguimento del nemico è per il momento sospeso”.

Le prime battaglie

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Le prime quattro battaglie dell’Isonzo (23 giugno-7 luglio; 18 luglio-4 agosto; 18 ottobre-4 novembre; 10 novembre-2 dicembre) lungo il fronte italo-austriaco portano minimi avanzamenti territoriali, ad un prezzo altissimo in termini di vite umane.

Affondato il piroscafo “Ancona”

Il piroscafo italiano “Ancona” viene affondato da un sottomarino battente bandiera austriaca; le cifre ballano un po’, ma delle circa 500 persone imbarcate ne muoiono oltre 200, tra cui 25 cittadini americani. La nave trasportava anche un carico d’oro diretto in America, più o meno una tonnellata; si pensa che il tesoro sia ancora sepolto a 471 metri di profondità, in acque internazionali.

La Bulgaria dichiara guerra alla Serbia

Quando gli interessi geopolitici contrastano con le possibilità militari, il problema si fa spesso insolubile. Tutta l’Intesa è cosciente del grave rischio balcanico; il punto non è neanche decidere “come” intervenire, ma “se” intervenire.

Già, perché politicamente esistono fin troppe ragioni per aiutare la Serbia. Se il piano tedesco funzionasse, la Germania aprirebbe la via per Costantinopoli, romperebbe il blocco economico, potrebbe inviare o ricevere rinforzi e munizioni dalla Turchia e isolare la Russia.

In più, abbandonare l’alleata Serbia significherebbe, per l’Intesa, dire addio a qualsiasi influenza su Grecia e Romania. Non si fiderebbero.

L’intervento nei Balcani sembra quindi scontato, ma una domanda se la pongono in tanti: “l’Intesa è in grado di sostenere, in tempo utile, lo sforzo militare necessario?”